Il mio forno a legna. | La genesi di un sogno |

 La genesi di un sogno...

Da sempre, ho avuto un rapporto speciale con il fai da te. È una passione che mi scorre nelle vene, un istinto che mi spinge a smontare, esplorare, creare. Ricordo ancora con affetto quella piccola cassetta degli attrezzi che mio padre mi regalò quando ero poco più che un bambino. Non era un semplice giocattolo: era un tesoro, un simbolo di possibilità infinite. Era così ben fatta, così dettagliata, che sembrava destinata a un artigiano, non a un bambino. Ancora oggi, conservata a casa dei miei genitori, resiste al tempo, anche se qualche pezzo è andato perduto.

Quella cassetta degli attrezzi fu la mia prima finestra su un mondo che non avrei più abbandonato. Le automobiline che ricevevo in regalo? Non le guardavo mai a lungo intere. Le smontavo, le esploravo, le rimontavo. E non erano solo le macchinine: tutto ciò che mi capitava tra le mani finiva sotto la mia lente di investigatore. Dai pezzi avanzati, creavo oggetti strani, bizzarri, frutto di una fantasia senza confini.

Quella propensione, quella passione, non mi ha mai abbandonato. È cresciuta con me, si è evoluta, trasformandosi in amore per il riciclo creativo e per i piccoli lavori manuali. Ma non mi sono mai accontentato di restare nella zona di comfort della semplice manualità. Ho sempre cercato di spingermi oltre, di mettermi alla prova con progetti sempre più ambiziosi.

E così è nata l’idea del forno a legna.

Non era solo un progetto: era una sfida, un sogno da realizzare. Il più impegnativo, il più ambizioso a cui mi sia mai dedicato. Un’impresa che ha richiesto tempo, dedizione, risorse finanziarie non indifferenti. Ma soprattutto, ha richiesto cuore. Perché costruire un forno a legna non è stato solo un atto di manualità: è stato un viaggio, un’esperienza che ha messo alla prova la mia pazienza, la mia creatività, la mia determinazione.

Ogni mattone posato, ogni strato di argilla steso, ogni dettaglio curato con precisione maniacale, è stato un passo verso la realizzazione di qualcosa di unico. Qualcosa che non era solo un forno, ma un’estensione di me stesso, della mia passione, del mio amore per il fare.

Interno del forno

 E quando, alla fine, ho acceso il fuoco per la prima volta, ho sentito un’emozione indescrivibile. Il calore che si sprigionava, il profumo del legno che bruciava, il vapore che saliva dalle prime pizze cotte a puntino… tutto sembrava perfetto. E in quel momento, ho capito che tutte le ore passate a progettare, a costruire, a perfezionare, erano valse ogni singolo istante.

Le soddisfazioni che ho ricevuto da questo progetto non si possono quantificare. Non sono solo nel forno stesso, ma in ogni momento che ho trascorso a realizzarlo, in ogni ostacolo superato, in ogni piccolo trionfo quotidiano. Questo forno non è solo un oggetto: è una testimonianza della mia passione, della mia perseveranza, del mio amore per il fai da te.

E ogni volta che lo uso, ogni volta che vedo il sorriso delle persone che assaggiano ciò che esce da quel forno, so che ne è valsa la pena. Perché questo forno non è solo mio: è un pezzo di cuore che condivido con chi mi circonda.

Un sogno che prende forma.

Avere un forno tutto mio è sempre stato un sogno. Un sogno che, per anni, è rimasto confinato nel regno delle illusioni. Nella mia terra d’origine, la Calabria, ho sempre vissuto in case in affitto. Anche quando avevo la fortuna di avere un piccolo giardino adiacente, sapevo che non era davvero mio, e l’idea di costruire un forno rimaneva un desiderio irrealizzabile. Eppure, il fuoco scoppiettante del camino e il crepitio della legna ardente nei forni hanno sempre esercitato su di me un fascino irresistibile.

Quel calore, quel profumo di legna bruciata, mi trasmettevano un senso di tranquillità e pace che difficilmente trovavo altrove. Le baite di montagna, le case di campagna, erano per me il luogo ideale dove trascorrere ore accanto al fuoco, perdendomi nei pensieri o condividendo momenti di serenità con chi amavo.

Poi, la vita mi ha portato lontano. Mi sono trasferito in Russia, a San Pietroburgo, una città affascinante ma frenetica, dove tutto sembrava diverso dalla mia Calabria. Tante cose sono cambiate, e con esse anche i miei ritmi e le mie abitudini. Ma il sogno del forno non mi ha mai abbandonato. Rimaneva lì, in un angolo della mia mente, in attesa del momento giusto per riemergere.

Quel momento è arrivato quando, insieme a mia moglie, abbiamo deciso di cercare un po’ di tranquillità lontano dal caos metropolitano. Ci siamo spostati poco fuori città, in una casa indipendente circondata dal verde. Finalmente, avevamo trovato il nostro angolo di pace, un luogo dove poter costruire qualcosa di duraturo, di nostro.

E così, ho avuto la possibilità di dedicarmi a tantissimi lavori. Alcuni già completati, altri ancora in corso, perché, si sa, una casa indipendente è un cantiere sempre aperto. È il bello, o forse il "brutto", dipende dai punti di vista, di avere uno spazio tutto tuo: c’è sempre qualcosa da fare, da migliorare, da creare.

Ma tra tutti i progetti che ho intrapreso, uno in particolare ha riacceso in me una fiamma che credevo spenta: l’idea di costruire un forno a legna. Con il giardino che circonda la casa, quel sogno antico ha ripreso vita.

E così, tra una chiacchierata e l’altra, tra un’idea e l’altra, il sogno ha cominciato a prendere forma. Non era più solo un’immagine nella mia mente, ma qualcosa di concreto, di tangibile. Un forno che non sarebbe stato solo un oggetto, ma un simbolo di tutto ciò che amo: la manualità, la creatività, il calore della condivisione.

Le radici di un sogno: imparare l’arte (1)

Quando l’idea del forno a legna ha cominciato a prendere forma nella mia mente, ho capito che non potevo improvvisare. Non ero un costruttore, né un operaio specializzato. Non avevo mai affrontato da solo un progetto di tale portata. Ma una cosa era certa: non mi sarei lasciato intimidire.

Così, ho cominciato a documentarmi. Ho passato ore a guardare video tutorial, a consultare blog, a leggere articoli su materiali, tecniche costruttive e tipologie di forni. Ogni informazione era un tassello in più, un passo avanti verso la realizzazione del mio sogno. Ma nonostante tutta questa preparazione, sapevo che c’era qualcosa di più profondo che mi guidava: le radici della mia infanzia e gli insegnamenti di mio padre, che ancora oggi è una presenza viva e importante nella mia vita.

Mio padre è stato un eccellente muratore (ora in pensione). Ricordo ancora quei giorni di pausa estiva, quando le scuole erano chiuse e lui mi portava con sé al lavoro. Non ero lì per imparare davvero, almeno non all’inizio. Ero solo un bambino, felice di passare il tempo con lui, di fargli compagnia e di dargli una piccola mano. Passargli gli attrezzi, osservarlo mentre lavorava, ascoltare i suoi racconti: erano momenti semplici, ma che hanno lasciato un segno indelebile nella mia memoria.

Mio padre ha sempre avuto un motto, una frase che ripete ancora oggi con quel tono severo ma pieno di affetto: “Impara l’arte e mettila da parte”. Mi guardava con quegli occhi che sembravano dire: “Solo così capirai quanto è duro questo lavoro. Vuoi fare questo nella tua vita, oppure altro? Adesso il tuo tempo lo devi dedicare allo studio, non fare come me. Anche se questo che imparerai oggi ti servirà un giorno o l’altro nella tua vita.”

Quelle parole mi sono rimaste impresse. All’epoca, forse, non le capivo fino in fondo. Ma oggi, mentre mi immergevo nella progettazione del forno, quelle lezioni tornavano a galla. Non ero più il bambino che passava gli attrezzi a mio padre, ma quegli insegnamenti, quell’arte che avevo messo da parte, stavano tornando utili.

Nonostante non fossi un esperto, sapevo di avere qualcosa che forse valeva ancora di più: la passione, la curiosità e la volontà di imparare. E poi, c’era mio padre, ancora qui, ancora presente, con la sua voce rassicurante e il suo modo di fare pratico e concreto. Ogni volta che ne avevo bisogno, potevo contare sui suoi consigli, sulla sua esperienza, sul suo incoraggiamento.

Così, armato di conoscenza, determinazione e un po’ di nostalgia, ho cominciato a trasformare quel sogno in realtà. Ogni passo era una sfida, ogni decisione un’opportunità per imparare qualcosa di nuovo. E in quel processo, sentivo che mio padre era lì con me, non solo come un ricordo, ma come una presenza viva, che mi guidava con la sua saggezza e il suo amore per il lavoro ben fatto.

Le radici di un sogno: imparare l’arte (2)

Grazie a mio padre, ho imparato tantissime cose. È stato il mio primo maestro, colui che mi ha mostrato il valore del lavoro manuale, della pazienza e della precisione. Con lui, ho imparato a impastare il cemento, a preparare le malte, a pitturare, a tracciare linee precise sui muri e a fare tanti piccoli lavoretti che, all’epoca, sembravano semplici gesti quotidiani, ma che oggi riconosco come le fondamenta della mia passione per il fai da te.

Ma non è stato solo mio padre a lasciare un segno. C’è stato anche mio cugino, più grande di me, che mi ha introdotto al mondo dell’elettronica. Ricordo quei pomeriggi estivi, dopo la scuola superiore, quando andavamo insieme a installare impianti antifurto e satellitari. Era un lavoro diverso, più tecnico, ma altrettanto affascinante. Quei momenti mi hanno insegnato a guardare oltre, a esplorare nuovi campi, a non aver paura di mettere le mani in qualcosa di sconosciuto.

Poi, nella vita, ho fatto altro. Ho intrapreso strade diverse, che potete scoprire nella sezione
“Chi sono” di questo blog. Ma il motto di mio padre, “Impara l’arte e mettila da parte”, l’ho sempre fatto mio. È diventato una sorta di mantra, una guida silenziosa che mi ha accompagnato in ogni scelta, in ogni progetto.

E poi, un giorno, è successo qualcosa che ha riacceso in me un sogno antico. Navigando su YouTube, mi sono imbattuto per caso nel video di un calabrese che mostrava come aveva costruito il proprio forno a legna con antiche tecniche e utilizzando tegole centenarie, per la realizzazione della cupola. Quel video non era solo un racconto: era un viaggio nel tempo, un ponte tra il mio presente e il mio passato. A distanza di anni, guardando quelle immagini, rivedevo mio padre al lavoro, sentivo il profumo della mia terra, della Calabria, e riaffioravano ricordi che credevo spenti.

Gianluca, il proprietario del video  (vi consiglio di andare a vederlo, ne vale davvero la pena), diceva una frase che mi ha colpito profondamente: “Se vuoi veramente capire quanto sia difficile costruire una casa, devi realizzare un forno”. Quelle parole hanno generato in me una strana miscela di emozioni: paura, perché sapevo che non sarebbe stato facile, e al tempo stesso un desiderio folle di provarci. Era come se quella frase avesse acceso una miccia, risvegliando in me una voglia irrefrenabile di mettermi alla prova, di trasformare quel sogno in realtà.

E così, con il cuore pieno di ricordi, di insegnamenti e di quella determinazione che solo i sogni veri sanno dare, ho deciso di iniziare. Non sapevo ancora come sarebbe andata, ma una cosa era certa: non sarei stato solo. Con me c’erano le radici della mia infanzia, gli insegnamenti di mio padre e la forza di una passione che non mi ha mai abbandonato.

Dalla pietra virtuale alla pietra reale: il viaggio di un sogno


 

Quello che seguirà in queste pagine, su Instagram @pippoven su YouTube e sul mio profilo Facebook personale; è un racconto temporale, un viaggio che parte da una pietra virtuale – disegni e progetti al computer – e arriva alla prima, vera pietra posata con le mie mani. Un percorso fatto di entusiasmo, dubbi, errori e soddisfazioni, che ho deciso di documentare fin dall’inizio, non solo per conservare un ricordo personale, ma anche per condividerlo con chi, come me, ha la passione per il fai da te e il coraggio di mettersi in gioco.

Mi scuso fin da ora per la qualità di alcuni video e per le proporzioni diverse: alcuni sono in verticale, altri in orizzontale. Anche se sono stato un videomaker professionista, il mio obiettivo non era creare un prodotto perfetto, ma catturare ogni momento, ogni passo di questo progetto. All’inizio, il desiderio era semplicemente quello di documentare il processo per me stesso, per avere un ricordo tangibile di questa avventura. Poi, ho pensato: “Perché non condividere tutto questo con altre persone?”

Purtroppo, quando mi trovavo davvero con le mani in “pasta”, non riuscivo a stare dietro alle riprese e a raccontare tutto quello che facevo. Ci sono momenti in cui la telecamera è stata dimenticata perché troppo preso con i lavori, altri in cui le inquadrature non sono perfette, e altri ancora in cui ho commesso errori e imperfezioni nell’esecuzione. Ma, come dice Gianluca nel suo video: “Io non sono perfetto e non mi piacciono le cose perfette”. Questo progetto è stato fatto interamente a mano, da un dilettante con tanta voglia di fare, di provare, di sperimentare, di sbagliare e di riprovare.

La paura, ovviamente, non è mancata. Temevo di arrivare a un certo punto e arenarmi, di fallire, di vedere crollare i mattoni sotto il loro stesso peso, o di trovarmi di fronte a situazioni apocalittiche che mi avrebbero costretto a rinunciare. E poi c’era la preoccupazione di non riuscire a trovare i materiali giusti qui in Russia. Però mi sono ricreduto: ho scoperto che qui si può trovare di tutto, e anche di ottima qualità.

Inoltre, ho avuto la fortuna di avere mio padre al mio fianco, anche se a distanza. Nei momenti di difficoltà, lo chiamavo in video-chiamata e lui mi seguiva, mi guidava, mi dava consigli. Era come avere un direttore dei lavori virtuale, anche se non sempre era facile capire la sua terminologia fatta di misure, livelle e termini tecnici che spesso mi lasciavano confuso. E poi, ovviamente, c’erano i classici imprevisti: il cellulare che si scaricava, la connessione che cadeva, le spiegazioni che diventavano un vero e proprio delirio. Ma erano anche momenti divertenti, pieni di affetto e complicità.

Troverete video e  foto, a raccontare ogni passo, ogni emozione, ogni sfida superata. Non è un tutorial perfetto, ma è una storia vera, fatta di passione, di prove ed errori, e di tanto amore per il fare.

 

A presto...

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